LIBIA
Note di viaggio
di Alessandro Centofanti
Il 10 gennaio 2005 ero a Genova, in fila all'imbarco dei traghetti per Tunisi, ero un po' emozionato perché la meta di quel viaggio sarebbe stata la Libia. Il giro era molto intrigante c'erano tanti chilometri da fare, avremmo attraversato diverse zone del sud-est e sarebbe stata sicuramente una bella prova sia per i mezzi che per noi. Paolo ed io avevamo organizzato tutto da soli, era una bella prova anche sotto quest'aspetto, di quel paese ormai conoscevamo tantissime cose ma molte solo per sentito dire o lette su vari libri, ora era giunto finalmente il momento di andare a vedere di persona, ero certo però, che sarebbe stato sicuramente un bellissimo viaggio da ricordare e raccontare. Mai e poi mai avrei potuto immaginare che il 2 Novembre dello stesso anno, soltanto dieci mesi più tardi, la cosa si sarebbe ripetuta più o meno con le stesse modalità. Infatti già da un mesetto dopo il ritorno da quel viaggio, evidentemente ormai definitivamente contagiati, con Paolo avevamo cominciato a pensare di organizzare un altro giretto nel sud-est con lo scopo, questa volta, di visitare il mitico Akacus. Ci mettemmo subito in moto con l'entusiasmo che contraddistingue i momenti della preparazione di un viaggio di questo tipo ed alla fine, dopo varie peripezie sul numero dei partecipanti, sulle date, il percorso, decidemmo che il gruppo definitivo sarebbe stato formato solo da 4 Land Rover Defender (3 Td5 tra cui un 110 ed il mio 300 Tdi) ogni equipaggio sarebbe stato di 2 persone, mia moglie non sarebbe potuta venire neanche questa volta. Unica donna Rosalba, moglie di Paolo. Sette uomini ed una donna quindi…, immediatamente mi venne l'associazione ai sette nani e Biancaneve! Di fatto, sarà uncaso ma, con un po' di attenzione si riesce sempre a collegare i caratteri e la peculiarità di ognuno a quelle dei fantastici eroi disneyani: c'è sempre uno che brontola, uno che ha sempre sonno, uno che produce "arie" da qualche parte, uno che sa quasi tutto su tutto.Anche noi ci trovammo immediatamente il proprio corrispondente "Nano".
Paolo
e Rosalba Pasquato - Defender 90 Td5 verde (Eolo e Biancaneve)
3 Novembre 163 km Tunisi-Kairouan Arriviamo a Tunisi alle 17:00 la traversata è stata tranquilla, il mare un olio, sulla nave incontriamo Umbi ed il suo gruppo, avremmo dovuto fare il giro insieme ma per diversi motivi alla fine non è stato possibile, comunque saremmo diventati, a mio avviso, anche troppi, rimango dell'idea che per godersi un viaggio così non bisogna essere in più di 4/5 mezzi con al massimo 8/10 persone altrimenti si innescano meccanismi organizzativi troppo complicati e si rischia lo sgretolamento del gruppo con inevitabili contrattempi e nervosismi a meno che non ci sia un vero capo. Alle 19:00 siamo fuori dalla dogana e partiamo per Kairouan dove abbiamo prenotato l'ottimo Hotel Casbah. Lungo l'autostrada passando sotto un cavalcavia il 110 di Mario viene colpito da un sasso lanciato evidentemente da qualcuno che guarda i nostri telegiornali, il vetro si scheggia ma non si rompe, sarebbe potuta diventare una tragedia, il sasso infatti è rimbalzato due volte sul cofano prima di colpire il vetro, proprio sul lato del guidatore. Arriviamo a Kairouan alle 21:30 temperatura 20°C.
4
Novembre 351 km
Kairouan-Zarzis Mario
ha provato a cercare un parabrezza nuovo ma è impossibile
5
Novembre 632
km Zarzis-Ras Ajdir-Ghadames Partenza ore 07:45, temp.20°C, arriviamo a Ras Ajdir (frontiera) alle 09:00 sono solo 80 km. Anche stavolta siamo riusciti ad avere come accompagnatore Hassan, lo stesso poliziotto dell'altra volta, il disbrigo delle pratiche diventa sempre più veloce, nonostante il visto adesso si possa fare direttamente alla frontiera, sarà merito di Hassan, fatto sta che alle 10:18 (che in Libia diventano le 11:18) dopo aver montato le targhe libiche e cambiato un po' di soldi, siamo di nuovo in viaggio, facciamo tutti il pieno io ho messo 214 lit di gasolio con 30 DL (un litro di gasolio qui costa 8 cent di Euro!). Alle 13:30 la temp. è di 29°C, lunga galoppata su asfalto, passiamo per Nalut, verso sera ci fermiamo a Darji dove ceniamo e facciamo il pieno di acqua e gasolio per i prossimi giorni, ci aspettano 3/4 giorni di totale isolamento, arriviamo a Ghadames alle 23:25, nell'alberghetto dell'altra volta non c'è posto, ma ci fanno dormire in tenda ed usare i bagni, Temp. 20°C, di notte in tenda ci sono 11°C, niente a che vedere col freddo di Gennaio.
6 Novembre 86 km Ghadames- campo lungo la pista per Al Awaynat Quelli che non sono mai stati a Ghadames non possono non andare a vedere la città vecchia: è uno spettacolo che merita una visita accurata ed infatti alcuni di noi vanno; noi che invece l'abbiamo vista qualche mese fa, ci preoccupiamo di fare rifornimenti di viveri, frutta, pane ecc, per i prossimi 3/4 giorni, Hassan va al posto di polizia per i permessi ed i visti ma evidentemente c'è qualche problema. Prima delle 14:00 non riusciamo a partire, ci sono 32°C ma si sopportano benissimo. Conosciuto la guida che ci accompagnerà, il suo nome è Hotman, 42 anni, 5 figli, somiglia un po' ad Eddie Murphy. La pista per Al Awaynat si prende subito fuori Ghadames sulla strada che riporta a Nalut, sterratone duro, ogni tanto tòle ondulèe, parecchia polvere, verso le 18:00 ci fermiamo per il primo campo temp. 25°C. Abbiamo Umbi con i suoi che stanno davanti di almeno 5 o 6 ore, li abbiamo incrociati a Ghadames mentre partivano, ed un gruppo di altre 4/5 macchine di Francesi che ci precedono di poco.
7 Novembre 229 km .....lungo la pista per Al Awaynat Installiamo un CB sulla macchina di Hotman, sarà più facile comunicare. Riprendiamo la marcia verso le 09:00 temp.19°C, si continua sull'hammada, gran piattone sassoso, verso le 11:00 sosta per la “solita” foratura di Paolo, ogni tanto c'è una piccola discesa che ci fa scendere dolcemente su specie di larghissimi bacini in secca, in alcuni c'è un po' di vegetazione. Verso le 16:00 passiamo in un posto fantastico, le rocce circostanti sono color cioccolata e la base sembra un variegato di nocciola e cioccolato, il fondo ha un bel colore cacao, insomma sembra di stare su una torta! Subito prima di arrivare in prossimità dell'erg si passa attraverso una zona cosparsa di un'infinità di piccole formazioni rocciose a forma di cono rovesciato di un colore marrone perfettamente omogeneo sembrano tanti zuccotti ricoperti di cacao, che stia avendo un calo di zuccheri? Entriamo nell'erg verso le 17:00, sgonfiamo a 1 bar, è quasi ora di fermarsi per il campo. Alle 18:15 ci troviamo un bel posto tra delle dune abbastanza alte dove passare la notte. Marco che si è portato lo snow-board dall'Italia si fa la prima discesa nell'Ubari, verso le 19:00 la temp.è 25°C ed il tramonto è spettacolare Hotman ed Hassan riparano la gomma di Paolo.
8
Novembre 160
km .....lungo la pista per Al Awynat Partenza
alle 09:30 temp.19°C. Stiamo attraversando un pezzo dell'Idhean Ubari, ci
sono due o tre cordoni di dune abbastanza impegnativi da superare, nulla
di impossibile ma bisogna darci dentro Partenza alle 09:00 temp.12°C. Questa notte verso le 06:00 la temperatura in tenda è scesa a 6°C ma siamo ancora lontani dai -4°C di Gennaio e si resiste bene nel sacco a pelo. Dobbiamo passare un altro tratto di sabbia chiamato la Dogana, ci sono delle dune altissime e bellissime, il panorama è fantastico. Marco non si lascia scappare l'occasione di scendere una di queste meraviglie con lo snow-board, la pista è ormai molto delineata si capisce che stiamo per arrivare e c'è anche un po' di traffico. Arriviamo ad Al Awaynat alle 13:17 e rifacciamo il pieno. Sono molto contento abbiamo fatto veramente una bella cosa. Hassan deve andare a Ghat per avere il permesso di entrare in Akacus ed Hotman non può accompagnarlo proprio perché a Ghadames non glielo hanno dato. Hassan andrà col 110 di Mario a Ghat, io e Rosalba ci accodiamo volentieri, gli altri se ne restano al campeggio a farsi belli. Dopo quattro giorni una doccia ci vuole proprio ma io sono disposto anche a giocarmela pur di dare un'occhiata alla mitica Ghat. Ci sono 120 km di buon asfalto che costeggia l'Akacus per tutta la sua lunghezza in direzione sud. La sensazione è di grande maestosità, ogni tanto il contrasto di colori tra roccia, sabbia e cielo è di incomparabile bellezza. Arriviamo a Ghat verso le 15:00, Hassan ci lascia sotto il forte che domina tutta la zona, la Medina è proprio sotto il forte. Saliamo su quest'ultimo da cui si gode un bellissimo panorama. Questa antica oasi Sahariana si conserva ancora molto bene, per certi versi è simile a Ghadames, ma ha un fascino molto più africano, qui si respira aria di Niger, i muri, al contrario di Ghadames dove è tutto bianco, qui sono color terra, fatti con mattoni di fango, gironzolare al suo interno è molto interessante. Purtroppo al posto di polizia l'addetto ai visti per l'Akacus non c'è, Hassan si fa il giro di tutta Ghat ma non lo trova, non sta né a casa né alla caffetteria, insomma è sparito, decidiamo di ritornare ad Al Awaynat mentre lui resterà a Ghat finché non riesce a trovarlo, ci raggiungerà al camping con un taxi appena fatto. Torniamo indietro, siamo quasi al tramonto e tutto comincia ad assumere un colore caldo e rassicurante. Anche se arriviamo che il sole sta calando velocemente, una doccia ci sta proprio tutta, la sera ceniamo al camping. C'è un gruppo di motociclisti spagnoli che hanno appena terminato l'attraversamento del Murzuq, barattiamo un pezzo di parmigiano reggiano per un po' del loro ottimo Jamon Iberico (uno tra i migliori prosciutti al mondo) alle 23:00 ci sono 16°C.
10 Novembre 174 km Akacus Prima di partire non posso non fotografare il camion che fa l'assistenza ai motociclisti spagnoli, un Deuz, 10 cilindri a V raffreddato ad aria, un vero mostro e le gomme che montano sulle moto per scalare qualsiasi duna…chissà come andrebbero su una Land. Partiamo verso le 09:00 temp.15°C, stanotte 6°C, reintegrata la cambusa con pane e frutta fresca. Finalmente stiamo entrando nell'Akacus, la prima fermata è al dito di Allah poi comincia una serie infinita di "cartoline", grandi vallate di sabbia gialla contornate da formazioni rocciose dalle più disparate forme, con un po' di fantasia ci si può vedere qualsiasi sagoma ogni tanto i passaggi diventano un po' più stretti ed a volte si risale su zone rocciose. Stiamo comunque seguendo un percorso abbastanza battuto per poter arrivare ai siti di alcune pitture rupestri importanti e continuando a scendere a sud il panorama è un alternarsi di scorci molto pittoreschi. Ogni tanto c'è un arco sotto cui passare, fino ad arrivare al grande arco. E’ quasi il tramonto e lo spettacolo ha dell'incredibile, facciamo il campo nei pressi di quest'ultimo (ore 18:30, temp:21°C) Purtroppo nell'ultima ora siamo un po' bersagliati dalla sfiga, Hotman ha bucato e Paolo non può più usare il riduttore: la leva dell'inserimento si muove a vuoto, il blocco del differenziale centrale però va, io ho una goccia d'olio sotto il pedale frizione: la solita pompa che ricomincia a perdere? Speriamo che la perdita non aumenti, altrimenti sarebbe una vera rogna dover sostituire il master. Pensando a dove ci troviamo sono un pochino in apprensione per questi piccoli inconvenienti, ma c'è da dire che negli ultimi giorni il maltrattamento al quale abbiamo sottoposto i mezzi non è stato cosa da poco. Adesso dobbiamo capire cosa sia successo esattamente alla leva delle ridotte di Paolo, c'è il rischio di non poter continuare il giro come ce lo siamo immaginato, il programma infatti prevede dopo l'Akacus di arrivare a Takerkiba e da qui fare la traversata della Ramla dei Duada, 2/3 giorni di sola sabbia e dune anche impegnative, visitando i laghi per poi riprendere l'asfalto sulla strada che va da Idri a Brak, ma è opinione un po' di tutti che senza il riduttore non credo si possa fare. Vedremo se e quando avremo il tempo ed i mezzi per risolvere il problema. In ogni caso tutta la fatica fatta per arrivare fin qui viene ampiamente ricompensata del fatto che siamo veramente in un posto unico al mondo.
11 Novembre 40 km Akacus La mattina andiamo a farci la foto di rito sotto uno dei simboli dell'Akacus, le dimensioni dell'arco sono incredibili, dalle foto non me lo immaginavo così grande. Lasciamo le macchine nei suoi pressi e ci facciamo una bella passeggiata (9km) nel Uadi Tanshalt. Sembra di fare un viaggio nella preistoria, il paesaggio è veramente unico, ci sono ancora delle capanne tuareg abitate, non riesco ad immaginare cosa si possa provare a nascere, crescere e vivere tutta una vita in posto così. Purtroppo ci sono pure parecchi turisti, ma mi dico: se ci sei arrivato addirittura tu......Riprendiamo la macchine e ci dirigiamo nel uadi Teshuinat, altri siti con pregevoli pitture e l'arco Fanhaliga una specie di cattedrale, non so perché ma l'associazione con le opere l'architetto spagnolo Gaudì mi viene quasi spontanea. Campo verso le 17:00. 12 Novembre 72 km Akacus Prima di partire andiamo a vedere un graffito di ottima fattura che ritrae un elefante, sta proprio dall'altra parte del canyon 10 minuti a piedi. Partenza verso le 09:30 visitiamo un sito dove sono state rinvenute delle mummie ed altre pitture. E’ incredibile quanto sembrino moderne. Hassan ci porta poi a conoscere il capo dei touareg del jebel Akacus, un signore indubbiamente anziano, è stata la guida del prof. Mori, noto studioso italiano, scopritore di parecchi siti nell'Akacus, il grande capo vive in una capanna modesta e ci mostra le foto dove si fa ritrarre insieme ai turisti che passano da quelle parti. Anche noi non ci esimiamo, basta pagare 5 DL: ci mostra delle punte di freccia, effettivamente mi sento un po' come i turisti americani che vengono a Roma e si fanno una foto al Colosseo con uno vestito da centurione, ma chi se ne frega, almeno lui, il capo Touareg lo è sul serio. Alla mia domanda su quanti anni abbia mi fa rispondere da Hassan: tanti, tutti!! Ripartiamo ed andiamo a visitare la famosa pittura raffigurante i preparativi di un matrimonio poi prendiamo (purtroppo) direzione nord, Hotman adocchia un albero ormai secco, ottimo per il fuoco di stasera e dei prossimi giorni, parte una specie di giochi "senza frontiere", ognuno dice la sua su come si possa fare, ma l'albero è veramente tosto, dopo vari tentativi finalmente riusciamo a prendercene un bel pezzo! Verso le 18:00 facciamo campo nell'erg Uan Kasa, in una splendida conca sabbiosa sormontata da una enorme duna che al tramonto assume colori incredibili. Marco non può perdersi la solita discesa al tramonto con lo snow-board e le guide incuriosite da questa strana abitudine vogliono provare l'ebbrezza di scivolare sulla sabbia, ovviamente si inventano un modo meno pericoloso per scendere serata magnifica intorno al fuoco, temp.21°C.
13 Novembre 357 km Erg Uan Kasa - Takerkiba (130 pista...il resto chiamiamolo asfalto) Partenza alle 09.15, temp.15°C salendo verso nord/nord-ovest dobbiamo attraversare il piccolo erg ma anche se piccolo, nulla toglie al fatto che se non si sgonfia, sulla sabbia ci si pianta. Verso le 15:00 riprendiamo l'asfalto (chiamiamolo così) ogni tanto ci fa rimpiangere la tòle ondulèe, per quanto è spaccato dal sole. Da Ghadames abbiamo percorso praticamente sempre lontano dall'asfalto più di 1000 km, a me non era ancora mai capitato, sono veramente contento. Arriviamo al Camping Africa Tours di Takerkiba verso le 18:00, è stato migliorato parecchio, bungalows e bagni nuovi, docce che funzionano, che meraviglia, ormai qui ci sembra di stare a casa. Abdu, il proprietario, ci accoglie con molto calore, si ricorda perfettamente di noi, insomma c'è una bella atmosfera. Questa sera Hassan ed Hotman hanno deciso che cucinano loro, il menù sarà “maccaroni alla Libica” e montone alla brace, il vino però lo mettiamo noi. Temp.20°C alle 19:30.
14 Novembre 93 km giro ai Laghi di Ubari Dopo una lunga riflessione Paolo decide che non se la sente di mettere mano alla leva del riduttore, anche perché non sembrerebbe un lavoretto da poter fare al volo, tanto il blocco del centrale gli funziona lo stesso, ma le guide gli sconsigliano di avventurarsi nella ramla senza il riduttore, potrebbe non servire ma se dovesse diventare fondamentale? Decidiamo di cambiare il programma ed invece di attraversare l'erg, andiamo a vedere qualche lago per poi tornare al camping per la sera. Paolo e Rosalba saliranno in macchina con Hotman, lasciando la Land nel campeggio. Visto che torneremo io ne approfitto per scaricare il più possibile la macchina: voglio proprio verificare quanta differenza c'è sulla sabbia, andando un po' più leggeri. Partiamo alle 09:00 sgonfiato ad 1 bar. Uscendo dal camping la prima duna sta proprio lì davanti, una bella rincorsa e a palla su per il crinale, poi subito a destra dentro un catino tenendosi il più possibile sul duro e cercando di non perdere velocità per potersi presentare belli dritti verso il nuovo salitone, e giù di nuovo a manetta, insomma.... non male, se si comincia così!!!! Effettivamente il dislivello da superare è notevole ma basta sapere dove mettere le ruote e non aver paura di schiacciare sull'acceleratore, l'importante è non avere indecisioni. Verso le 11:30 abbiamo già visto Mafu e siamo fermi a Gabraoun con l'enorme duna che lo sovrasta è interessante sapere che fino a non molto tempo fa qui continuassero ad abitarci i Douada. Pranzo sotto un fresca tettoia guardando le guide del posto che fanno un po' gli spacconi scendendo con le macchine dall'enorme duna, tanto per meravigliare i turisti. Facciamo un po' di commenti sui rischi che si corrono su discese così esagerate non sapendo che di lì a poco ci sarebbe toccata una cosa simile, infatti per arrivare ad Um el Ma, dopo varie peripezie, fesh-fesh e salitoni senza fine c'è una bella discesa da fare: fa più impressione vederla da fermi che a scenderci. Il lago Um el Ma è il più carino dei 4 che abbiamo visto, continuiamo il giro e passiamo per Mandara (in secca). Tornando verso Takerkiba, incontriamo un nutrito gruppo di fuoristrada francesi, ad un certo punto c'era quasi bisogno del semaforo per decidere chi passava, ribadisco dell'idea che per godersi un viaggio del genere non bisogna essere più di 5 massimo 6 macchine. Arriviamo al camping alle 17:30, oggi è stata veramente una gran bella lezione di guida su sabbia, il mio vecchio 300 se l'è cavata egregiamente, non pensavo, adesso sono molto contento ma su qualche tratto ho "stretto" un bel po', devo riconoscerlo.
15 Novembre 193 km Takerkiba- Sebha-campo nell'Erg La parte interessante di questo viaggio sta finendo, adesso inizia la lunga e noiosa risalita verso il nord. Partiamo alle 10:00 temp. 20°C, passiamo per Sebha e ci fermiamo a mangiare nello stesso posto dove a Gennaio mangiammo dell'ottimo couscous, incontriamo una coppia di Australiani in moto su un vecchio BMW, i meschini stanno in giro da un bel po', si sono fatti 6 mesi in India e da qui sono arrivati fino in Svizzera, poi sono scesi fino in Africa e vorrebbero arrivare in Sudan, improvvisamente mi sento come un vecchio pensionato in vacanza a Riccione, paragonando la nostra modesta avventura alla loro, ma per ora va così, chissà che un giorno non si faccia anche noi qualcosa di veramente esagerato, chissà.....Verso le 17:00 ci fermiamo a fare l'ultimo campo nell'estremo lembo dell'erg Ubari che sta a nord di Sebha, Piccole e morbide dunette, la sabbia è parecchio compatta ed è molto piacevole correrci sopra con la macchina, ci sono parecchie palme, un bel tramonto, stasera c'è la luna piena. temp. alle 22;00 15°C.
16 Novembre 709 km campo- Sabratha Sveglia un po' più presto del solito, oggi ci son da fare parecchi km. Alla prima stazione di servizio salutiamo Hotman che ci lascia, da adesso in poi c'è solo asfalto, lui torna a Ghadames e ricomincia il giro con un altro gruppo, è il suo lavoro. E’ inutile nasconderlo, siamo tutti un po' malinconici, dopo aver passato tanto tempo insieme ci si cominciava ad affezionare e sapere che magari molto probabilmente non ci si rincontrerà mai più nella vita, lascia tutti con un po' d'amarezza. Regaliamo ad Hotman una bella fune con moschettone serio ed una congrua mancia, il nostro Eddie Murphy è visibilmente commosso è diventato improvvisamente taciturno, ma anche noi non siamo da meno. Verso le 12:30 ci fermiamo a Swayrif per il pranzo ed alle 18.00 siamo sulla costa a Sabratha, alberghetto sulla strada (dignitoso).
17 Novembre 188 km - frontiera-Zarzis Andiamo a visitare le rovine romane. L’Urbe romana per certi versi è molto simile a Leptis Magna ma le dimensioni sono notevolmente inferiori, c'è un bellissimo teatro. Riprendiamo la strada per Ras Ajdir, a Zuara facciamo il pienone di gasolio, a me basterà per tornarci fino a casa. C'è un vento fresco che alza però tanta polvere, non è gradevole. Alle 14:30 siamo in frontiera, i doganieri ci controllano per benino, negli ultimi tempi hanno aumentato di parecchio i controlli in uscita, ma la presenza di Hassan evidentemente ha qualche influenza nel accelerare i tempi, alle 16:30 siamo fuori, perdiamo un po' di tempo a ritrovare il mio cellulare che deve essermi caduto di tasca mentre rimontavo l'antenna del CB subito dopo la frontiera Tunisina. Arrivo all'hotel Zarzis alle 17:50, cena e due passi sulla spiaggia con la luna piena.
18 Novembre 220 km Zarzis-Douz Visto che siamo stati nei tempi previsti, la risalita verso Tunisi ce la facciamo con calma. Il passaggio per Douz, che è diventato ormai un classico, ti fa accettare in modo molto più delicato l'idea che il viaggio è finito . Partiamo verso le 08:30, passiamo per Toujane e Matmata, ci fermiamo a visitare una casa troglodita e verso le 12:30 siamo a Douz. Siamo molto rilassati, ognuno fa quel che vuole, io dopo pranzo riesco pure a farmi un sonnellino in tenda, shopping e cena in un ristorantino.
19 Novembre 430 km Douz-Kairouan-Nabeul Partiamo verso le 08.30, la consapevolezza che siamo sempre più vicini alla fine del viaggio si fa sempre di più forte. Il ritorno verso Tunisi è sempre uno tra i momenti più tristi, ma il fatto di aver fatto un viaggio come quello che stiamo portando a termine, rispettando le aspettative ed il programma fatto a casa, senza aver avuto praticamente nessuna noia o contrattempo di rilevo, ti lascia addosso una gradevolissima sensazione, un profondo senso di pace. Ti senti appagato ed arricchito, in fondo per quasi una ventina di giorni siamo stati con la testa ed il corpo da un'altra parte, abbiamo staccato la "spina" sul serio, ci siamo disintossicati e ricaricati, tutto questo aiuta ad accettare con molta più serenità il fatto che un viaggio prima o poi termini. Mentre ripercorriamo per l'ennesima volta le strade che portano verso il nord, mi ritornano in mente i momenti salienti di questa "avventura", rivedo i posti meravigliosi che mi si sono parati davanti, le sere intorno al fuoco, il rassicurante silenzio del deserto, la maestosità ed i colori di quelle incredibili montagne di sabbia, la gentilezza di Hassan ed Hotman, lo sguardo profondo del capo Touareg, l'atmosfera incantata dell'Akacus, insomma la noia della lunga, dritta strada asfaltata viene annullata dalla enorme quantità di ricordi che abbiamo appena finito di immagazzinare. Arriviamo a Nabeul, praticamente Hammamet, verso le 15.45, andiamo all'hotel Jasmine, anche questo ormai un classico, una bella doccia, qualcuno si scatena nell'acquisto di ceramiche (qui si fanno dei buoni affari!!). Ottima cena al ristorante Slovenia, accanto all'hotel.
20 Novembre circa 60 km Nabeul-Tunisi Sistemato e ripulito un po' la macchina, verso le 12:00 partenza, ci fermiamo a mangiare un panino per strada, alle 15:00 ormai già alla Goulette saluto gli altri, perché il 21 dovendo stare a Torino per lavoro, ho un volo Tunisi-Malpensa prenotato. A Gennaio mi era capitata la stessa identica cosa, però questa volta lo sapevo già prima di partire. Qualcuno comincia a malignare che per non farmi 2 giorni in nave trovo sempre questa scusa ma non è così! E’ solo una strana casualità che comunque porta bene: i due viaggi in Libia sono filati lisci come l'olio. Mi rendo conto di aver salutato i miei compagni di viaggio forse con troppa fretta, ma tanto il 22 sera andrò a Genova a riprendermi la Land, e li saluterò meglio. Loro purtroppo si dovranno sorbire il solito scalo a Malta che li farà arrivare in Italia appunto il 22. L'impatto con la frenesia della gente che si agita dentro un aeroporto mi lascia un po' interdetto, il cambio di ritmo è stato troppo repentino, ma devo riabituarmi in fretta a questa velocità, da noi nel bene e nel male si vive così…purtroppo. Rifletto sul fatto che viaggiare con la propria macchina ai ritmi blandi, tipici di un viaggio come questo, è una cosa fantastica. Si ha tutto il tempo di acclimatarsi e gustarsi, con la dovuta calma tutti i cambiamenti culturali, climatici, ambientali ai quali vai incontro, si ha tutto il tempo per capire ed assaporare il lento trasformarsi del paesaggio e dei costumi, insomma mi sembra un modo saggio e naturale di vedere il mondo. Certo, ci vuole il tempo che ci vuole, ma i risultati sono sicuramente appaganti. L'essere catapultati e sputati fuori da un aereo che in un poche ore riesce a portarti in posti a volte così lontani dalla tua normalità, adesso mi risulta violento. Quando atterro a Malpensa ci sono 0°C e fa un freddo cane! Anche questa volta è andata, sono molto contento e penso che la prossima volta vorrei proprio andare a vedere ...
Alessandro Centofanti Considerazioni e curiosità Percorsi
in in totale circa 5.600 km. Con 150/180 litri di gasolio si affrontano tranquillamente i tratti di questo giro senza possibilità di rifornimento, unica incognita è se poi arrivati al distributore questi abbia o no gasolio, può succedere a volte che ne siano sprovvisti. Nella mia macchina abbiamo consumato solo 20 litri di acqua minerale portata dall'Italia. Consumati invece 27 litri di vino ed una boccia di Grappa tra tutti i partecipanti (3 o 4 erano a mio avviso astemi), ma considerando che poi qualche indigeno, vista la qualità, se ne "approfitta", si consiglia di aumentare le scorte. Il vecchio discorso su che tipo di pneumatico usare per un viaggio del genere diventa sempre meno logico. Noi, ed è la seconda volta che ci faccio caso, avevamo un po' tutti i tipi di pneumatico (All Terrain, Mud e da sabbia). Bene, abbiamo fatto tutti le stesse identiche cose con minime differenze di prestazione, l'importante è sgonfiare il più possibile a seconda della tipologia di terreno. La mia opinione è che tra tutte, una Mud, che possa essere sgonfiata a 0,8/1 bar di pressione rappresenta forse la soluzione migliore per chi vuole un'unica gomma per tutti i tempi e tutte le stagioni (ma ripeto, è una mia opinione). Questa scelta permette di andare abbastanza bene su sabbia, l'importante è ripartire con maggiore dolcezza possibile e sgonfiare, sgonfiare, sgonfiare. Fra i pro una grande sicurezza sui tratti sassosi, i più "pericolosi". Nel nostro giro, conti alla mano, di sabbia ne abbiamo fatta circa 300 km su 5.600, per cui a meno che non si preveda di dover fare solo tanta, tanta sabbia, dove ovviamente un modello specifico avrebbe forse spazio per esprimersi meglio, questa soluzione resta un buon compromesso. Paolo con le Sand Grip ha bucato una volta, ma ormai credo che sia diventata una specie di sua personale offerta votiva alla Madre Africa. La seconda ventola montata per aumentare la capacità di raffreddamento del non enorme radiatore del 300 Tdi, ha dato i suoi frutti. Chi aveva uno snorkel ha sporcato il filtro dell'aria in modo vistosamente inferiore a chi non aveva nulla, a metà giro abbiamo fatto un test e le differenze sono state molto evidenti. |
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