Incontro con lo Staff di Pangea Crossing
Alessandro Centofanti e Paolo Pasquato sono vecchi amici di Roverworld, da sempre presenti alle nostre iniziative, con il loro “know how” si sono occupati di organizzare meeting e viaggi alcuni dei quali già pubblicati nella sezione “Expeditions”. Ci piace pensare a Pangea Crossing come una naturale evoluzione, realizzazione di un progetto sempre portato dentro. RW: Paolo com'è nata la vostra iniziativa? PC: E' nata in modo molto semplice e naturale. Ho conosciuto Sandro anni fa, in occasione di un viaggio in Tunisia che ci siamo organizzati da soli, con i partecipanti che ruotavano intorno alla mailing list di Roverworld. Subito abbiamo fraternizzato ritrovandoci con le stesse idee ed opinioni su tantissime cose…non solo sulla marca del fuoristrada ideale! Poi quando ci siamo conosciuti di persona, in occasione di quel viaggio, la nostra amicizia si è consolidata al punto tale che tutti i viaggi successivi in Africa li abbiamo fatti sempre insieme. Qualche tempo fa abbiamo cominciato a pensare a come far diventare quella che è una nostra grande passione qualcosa di più ed abbiamo cominciato a pensare la gestazione di Pangea Crossing. RW: Cosa è esattamente Pangea Crossing? PC: Pangea Crossing non
è altro che una organizzazione che nasce, ci teniamo a sottolinearlo, dalla grande passione e sulla base di migliaia di chilometri ed
esperienze maturate in viaggio sui fuoristrada. Il nostro goal è quello di organizzare viaggi in 4x4,
Suv, moto ecc. in giro per il mondo. Per ora stiamo partendo con il Sahara, perché sta ad un passo
da noi ed è sempre stato molto presente nella nostra cultura fin dall'antichità. E’ un posto
che sentiamo molto vicino e per questo perfetto per dare l’impronta caratteristica che avranno i
viaggi organizzati da Pangea Crossing. Vogliamo infatti farlo con una modalità nuova, diciamo
molto vicina a quella con la quale ci organizza tra amici per andarsi a fare un viaggio, ma con
tutte le garanzie e le assicurazioni del caso che l'unione con una grossa
agenzia di viaggi,
nel nostro caso la BCTS di Roma, ci permette di avere. RW: Perché questo nome? PC: Pangea era il nome
che avevano le terre emerse quando tutti i continenti attuali era uniti
in un unico enorme continente, appunto la Pangea e noi vorremmo
attraversala un po' tutta...... PC: La mia passione per
il fuoristrada risale a
tantissimo tempo fa, parlo degli inizi degli anni settanta, ma direi che più in generale è una passione per un
certo modo di vivere di voler vedere il mondo, dice Sandro. Il fuoristrada ha sempre rappresentato per
me un mezzo per sentirsi liberi di andare ed arrivare lontano, una specie di filosofia di vita
che racchiude, sotto le sembianze di un mezzo 4x4, tutta una serie di simboli legati appunto a
questo senso profondo di libertà di cui non posso fare a meno. La lettura poi di un
"libretto" mi fu fatale, parlo del "Raid Automobilistico" scritto da quel un grande maestro che
è stato per tutti noi Nino Cirani. Ho posseduto vari mezzi in più di trent'anni di ininterrotta
"attività", negli anni ottanta mi ero pure messo a correre nella categoria Tout Terrain, poi
un paio di provvidenziali cappottamenti mi hanno fatto rinsavire e tornare ad apprezzare il
fuoristrada per quello che effettivamente è nella sua semplicità. RW: Cosa vi proponete con Pangea Crossing? Saprete certamente che esistono altre organizzazioni che propongono viaggi simili ai vostri. PG: Noi ci siamo buttati in questa attività dopo aver superato entrambi la cinquantina e con le nostre rispettive carriere lavorative belle e avviate, io faccio il musicista da quando avevo 18 anni e mi onoro di essere appartenuto a quella schiera di musicisti che hanno avuto la fortuna di lavorare nella discografia italiana dagli inizi degli anni settanta ad oggi mentre Paolo ha pigiato tastiere (ma di computer) per 30 anni con soddisfazione. Ora abbiamo deciso che i prossimi 50 anni li vogliamo passare all’aperto.La cosa che vorremmo ci differenziasse dagli altri che propongono cose simili è una sola: noi amiamo viaggiare assaporando e respirando quanto più possibile le realtà, le culture e la natura con cui si entra in contatto durante viaggi simili. In poche parole non stiamo facendo nient'altro che trasformare un viaggio che faremmo per noi stessi, con tutta la passione del caso, in proposte da offrire a chi ha la voglia e la sensibilità per apprezzare tutto questo. In più vorremmo ricreare, anche con persone che ancora non sono diventate nostre amiche, quella stessa atmosfera che si crea con un gruppo di amici, come dicevamo prima, quando si pensa e poi lo si fa veramente un viaggio diciamo "avventuroso". RW: Quali sono gli aspetti che vanno curati nella preparazione di un viaggio del genere? PC: Beh, per organizzare un viaggio come quelli che proponiamo con Pangea Crossing, si ha bisogno di sapere parecchie cose, cose che noi abbiamo imparato sulla nostra pelle. Cominciando da tutta la parte burocratica, la preparazione del mezzo, passando per lo studio accurato dell'itinerario, cercando di scoprire prima le effettive difficoltà che si potrebbero incontrare ed i tempi necessari allo svolgimento dello stesso. Sarebbe carino cercare di capire anche quali sono le vere motivazioni che ti spingono a fare un viaggio del genere e non dimenticarselo. Dopodiché c'è lo studio del Paese che si visiterà, la sua storia, la sua natura, le sua gente ecc.. Poi viene l'organizzazione pratica del gruppo che va coordinata per bene, onde evitare di fare errori d'impostazione di base che potrebbero essere causa di problemi una volta partiti; dalla semplice ottimizzazione delle attrezzature comuni all'equa distribuzione dei pesi nei vari mezzi. Infine ci sarebbe l'aspetto umano, cioè capire in fretta con chi si viaggerà, con chi si divideranno gioie ed emozioni, proprio per cercare di amalgamare tutte le diverse personalità. Certo l'Africa aiuta ad accelerare questo processo sia in bene che in male, in ogni caso noi cerchiamo di mediare e di motivare il gruppo ricordandogli che sta vivendo un'esperienza unica, i cui frutti si assaporeranno soprattutto una volta tornati a casa, con il tempo, con i ricordi. RW: Quali sono i vostri progetti a breve, medio e lungo termine? PC: A breve termine
vorremmo allargare il raggio d'azione a tutto il Maghreb includendo
l'Egitto, il Marocco è già in cantiere. A medio termine inserire qualche meta
"subsahariana" (Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso ecc). A lungo termine, proprio per rispettare
il nome che ci siamo scelti, avremmo un sogno nel cassetto che però, per ora non vogliamo
raccontare...per scaramanzia...
PC: Per viaggiare in
Africa teoricamente va bene qualsiasi mezzo, una volta abbiamo visto una
motoretta a tre ruote (tipo l'Ape della Piaggio) ma di quelle che girano
nelle Filippine, tutta colorata e addobbata come un albero di Natale che girava per la Tunisia
in direzione sud. Per cui dipende molto da cosa si vuol fare, dove si vuole arrivare. Certo è che
un 4x4 da molte più possibilità di un Ape, ma c'è da considerare la difficoltà
dell'itinerario che ci si è prefissi. Ad esempio per fare il nostro giro in Tunisia (Tunisia #1) non si
necessita praticamente di nulla, un Suv lo può fare tranquillamente, forse serve solo un po' più di
riserva di carburante ma per il resto è un itinerario facile ed alla portata di tutti. Mentre per un
viaggio tipo la nostra Libia #2 che arriva fino all'angolo estremo sud orientale del deserto
libico, al confine con l'Egitto, si ha decisamente bisogno di un mezzo più preparato. Le cose
che servono, sempre parlando di viaggi impegnativi, sono innanzitutto, oltre all'affidabilità del
mezzo, una buona autonomia per quel che riguarda carburante e l'acqua; per il carburante sarebbe
opportuno poter coprire con tranquillità almeno 1.000 km, il calcolo sarebbe quello di considerare
un consumo medio di 5kml, quindi una riserva di 200 litri. Un buon compressore è indispensabile
in quanto bisognerà spesso cambiare pressione ai
pneumatici a seconda delle superfici che si incontreranno. L'assetto
deve essere adeguato al carico, qui non c'è da risparmiare. Poi ci
sarebbero, piastre da sabbia, tenda RW: Per cui si potrebbe dire che viaggiare in Africa oggi è alla portata di tutti? PC: Certo, ma secondo me lo è sempre stato, dice Paolo, dipende solo dall'attrazione che si prova verso questa terre. Una volta onestamente non si avevano a disposizione tutte le attrezzature tecniche e tecnologiche che abbiamo oggi. I viaggiatori del passato erano dei veri esploratori animati da una profonda curiosità (che è la linfa vitale di qualsiasi viandante) ed avevano ancora tutto un mondo da scoprire ma dedicavano a questa cosa però tantissimo tempo. Oggi purtroppo il tempo non basta mai, però di contro di gente che può ritagliarsene magari un po' per questa sanissima attività, ce n'è sempre di più. Certo manca un po' di cultura del saper viaggiare e spesso si preferiscono vacanze tra ammucchiate eterogenee di persone, solo per questioni di tempo e soldi, invece con una attenta pianificazione, un po' di fantasia si possono fare viaggi/vacanze molto, ma molto più appaganti, scoprendo tanti posti che non avremmo mai pensato essere così affascinanti. Noi ci proponiamo, forse con un po' di ambizione, di riuscire a comunicare a coloro che verranno con noi un po' di tutto questo, vogliamo sperare di riuscire a trasformare molti turisti in veri viaggiatori. RW: Beh ragazzi, sembra che gli ingredienti per il successo ci siano tutti, vi teniamo d'occhio ed alla prima occasione saremo certamente dei vostri.
|
© RoverWorld 2000-2012. All Rights Reserved.