LA LIBIA

Note di un viaggio nel Sud-Ovest libico

di Alessandro Centofanti


 

L’idea di tornare in Africa, con le nostre macchine, ci era venuta in mente non appena rimesso piede sulla nave che ci riportava a casa dopo il giro in Tunisia a Pasqua del 2004 (cosa che credo accada a chiunque vada da quelle parti nel modo giusto!).

Con Paolo avevamo pensato subito alla Libia. Con tutte le difficoltà e le cose che ci sono da sapere per organizzare bene un viaggio del genere, avevamo pensato che come prima volta forse era meglio aggregarci ad Umbi, che di Africa se ne intende molto più di noi. Nei mesi successivi eravamo arrivati anche a fare delle date precise (le prime settimane di Novembre) m poi, per un improvviso quanto inatteso problema di Umbi, la cosa dovette essere rimandata. Ormai però non ci potevamo più tirare indietro e decidemmo di andare comunque, magari subito dopo Capodanno, provando ad organizzare tutto da soli; tanto prima o poi da qualche parte si deve pur cominciare…………no?

Quindi Paolo si attivò per trovare la giusta agenzia per avere l’invito in Libia, noi a Roma ci attivammo per i visti, cominciammo a stilare un itinerario di massima, insomma eravamo in ballo.

E così, il 10 Gennaio 2005, ancor prima dell’alba, mi ritrovo con la Land bella carica alla volta di Genova, ho appuntamento con: Paolo Pasquato e sua moglie Rosalba, Pier Bertarione e sua moglie Graziella con Simba la loro simpaticissima cagnona.

Io verrò ancora una volta con il mio compagno di Chott Sergio, mia moglie anche stavolta non può, ma la prossima……

Alle 04:00 Sergio mi viene a prendere, carichiamo la cambusa, gli zaini e le ultime cose ed alle 05:00 siamo già sull’Aurelia.

Il tempo è brutto e fa freddo, io tra l’altro non mi sento ancora in forma, il viaggio di Natale che ho fatto a Bali, lo tsunami miracolosamente sfiorato, il jet-leg ed un paio d’impegni di lavoro incastrati nei giorni immediatamente precedenti alla partenza, mi rendono un po’ stonato, mi fa male anche una spalla e con l’intestino, dopo il cibo lndonesiano, non ho ancora fatto pace. Poi non riesco a togliermi dalla mente le immagini di tutti quei morti in Indonesia, insomma sono una mezza chiavica.

Alle 11:00 siamo a Genova in fila per l’imbarco (GNV). Non c’è tanta gente, gli altri stanno arrivando, Paolo si presenta così addobbato: scarpone tattico riesumato dal baule del nonno, pantalone alla zuava, camicione tovagliato di flanella rossa, maglione di lana da signora (smesso da sua moglie) di colore indefinibile con lunghissima zip sul lato destro del collo, vistosissimo giubbotto di piuma d’oca da sci anni ‘70 multicolore, “’si sa mai ci si perdesse nel deserto”, occhialone da sci arancione effetto Star-Trek e cheche berbera a mo’ di boa di struzzo intorno al collo. Pier arriva con un po’ in ritardo e non ha ancora trovato le marche per il passaporto, ma è l’unico perfettamente vestito da vero Sahariano, Leatherman d’ordinanza ed accendino Zippo ad estrazione rapida alla cintura, indosserà per tutto il viaggio i suoi innumerevoli e variopinti cheche.

L’inevitabile rottura dello scalo a Malta questa volta ci tocca all’andata, ma a dirla tutta, quasi quasi mi fa piacere, così potrò finalmente riposare e riprendere un po’ di forze.

Appena arrivati a Malta (11-Gennaio-2005, alle 16:00), faccio l’errore di riaccendere il telefono e mi avvisano che il 27 devo stare a Milano per un impegno improrogabile di lavoro, per cui essendo il giorno in cui dovremmo imbarcare per tornare in Italia, ecco il primo problema, soluzione: Sergio dovrà riportare la Land a Roma da solo, io me ne tornerò in aereo, gli amici a questo servono.

 

12 Gennaio-2005 (Tunisi-Zarzis  504 km)

Arriviamo a Tunisi alle 10:00, sappiamo che dobbiamo dichiarare di non possedere ne CB ne GPS, ma un doganiere viene da me e mi dice in modo ammiccante “scriva che ha un CB ed un GPS” come ad intendere “…a more’ nun ce provà!!!!!” e così forse un po’ intimoriti dall’austerità della divisa, come due fessi ci ritroviamo a farci piombare il CB ed il GPS, poco male tanto Pier ha due CB ed in Tunisia il GPS per arrivare alla frontiera Libica non serve di certo. Schizziamo con una tirata di 504 km fino a Zarzis sulla costa sud, ad un centinaio di Km dal confine, arriviamo giusti giusti per la cena abbiamo una prenotazione all’hotel Zarzis, appunto. Albergo così e così.

 

13 Gennaio-2005 (Zarzis-frontiera-Ghadadmes  642 km)

Partenza alle 08:30, sotto un cielo plumbeo che non annuncia niente di buono. Infatti dopo un po’ siamo in mezzo ad una pioggia torrenziale. Avvistiamo dei fenicotteri nelle paludi che s’incontrano sulla strada per il confine, alle 10:00 siamo alla frontiera, per paura che ci fottano vino ed alcolici, senza dei quali qualcuno non sarebbe nemmeno partito, abbiamo escogitato un tranello: furbescamente abbiamo travasato quest’ultimi in bottigliette di Pepsi, bottiglie di latte opache, coca cola , la grappa sembra acqua per cui vanno bene le bottiglie d’acqua.

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Ovviamente non gliene frega niente a nessuno, passiamo tranquillamente la dogana, ma sono sicuro che se non l’avessimo fatto, il perfettino di turno lo avremmo sicuramente beccato noi. Finalmente conosciamo i ragazzi dell’agenzia libica che ci accompagneranno per tutto il giro, ci sembrano molto in gamba. Hanno fatto già le pratiche per le targhe libiche il giorno prima, così in un’ora e mezza siamo finalmente in territorio Libico. L’idea è di fare un campo subito dopo Nalut, sulla strada per Ghadames, ma visto che ci siamo sbrigati alla frontiera, decidiamo di tentare di arrivare direttamente a Ghadames e di prendere un alberghetto. Così guadagniamo un giorno sulla tabella di marcia. Messi 108 litri di gasolio per 13 dinari libici (non male), alle 15:45 siamo a Nalut. Da qui la strada s’inerpica con dei bei tornanti sulla montagna  ed il panorama si fa interessante Alle 19:00 siamo a Derj, posto dove torneremo il giorno dopo per prendere la pista che porta ad Idri, non fa proprio caldo ci sono solo 11°C. Alle 20:30 arriviamo nella mitica Ghadames, crocevia di mille carovane nei tempi che furono, temperatura 6°C, fa decisamente freddo, oggi ci siamo sparati ben 642 km, detto così sembrerebbero tanti ma si possono fare tranquillamente, anche perché subito dopo Nalut si comincia ad avvertire la presenza del deserto  ed essendo ancora freschi e vogliosi di assaporarlo, il tempo passa velocemente ammirando paesaggi sempre diversi e sparando cazzate al CB. Pier in questo caso la fa da padrone. Cena ad un ristorantino locale, speriamo bene per la mia pancia, mi sto appena riprendendo dal cibo indonesiano….

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14-Gennaio-2005 (Ghadames- I° Campo pista > Idri  174 km)

Sveglia alle 07:30 fa un freddo cane 2°C , è tutto ghiacciato e c’è pure un po’ di nebbia. Visita alla città vecchia, da non perdere assolutamente, è tutto un dedalo di viuzze molte coperte per proteggersi dal sole durante la stagione calda, c’è un’atmosfera magica, un vecchietto per 2 dinari a testa ci fa visitare una casa accroccata per i turisti, ne vale la pena.

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Si respira un’aria di profonda pace e serenità, ma immagino il caos che doveva regnarvi quando era abitata ed era ancora il famoso centro carovaniero. Facciamo acqua e la spesa per i prossimi tre giorni, vorremmo arrivare a Idri passando per la pista che parte da Darj (circa 550km). Partenza da Ghadames ore 12:00, ci fermiamo a Darj per fare gasolio ma, sorpresa, non ce n’è, è finito (succede), io fortunatamente avevo rifatto il pienone prima di arrivare a Ghadames (col secondo serbatoio arrivo a quasi 300 litri) ma gli altri hanno un’autonomia di 150 litri che dovrebbe bastare ma bisogna comunque trovarlo , le guide si organizzano per rimediarlo da amici ci vorrà parecchio tempo, alle 16:00 finalmente ripartiamo. Prendiamo la pista subito dopo Darj  ed alle 18:00 , ci fermiamo nel “nulla” per organizzare il I° campo, c’è ancora un po’ di luce per organizzarci per la cena e per la notte.

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Temperatura 8.8°C alle 20:15. Spaghetti al ragù e arrosto con le carote, Graziella e Rosalba hanno preparato un mucchio di cose buone e non soffriremo assolutamente la fame. Sergio addetto anche lui alla cucina per indole, si prodiga in modo ineccepibile, bravo Sergione!

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15-Gennaio–2005 (I° Campo-Pista>Idri- II° Campo  245 km)

Durante la notte la temperatura scende parecchi gradi sotto zero, avremmo voluto avere antenati Inuit, non credo siamo invecchiati stanotte. Il problema della tenda da tetto che ho preso (la Oasis, ottima per tutto il resto) è che avrebbe bisogno di un fondo un po’ più coibentato per climi così estremi, cosa facilmente risolvibile a casa...ad averlo saputo prima. Adesso dobbiamo rimediare in qualche modo, ci penseremo.

Partenza alle 09:30 temperatura 4°C c’è brina ovunque , qualsiasi cosa tocchi ti fai male alle mani, comincio ad aver paura di non aver azzeccato il guardaroba.

Ore 09:45 sosta per rifornire d’acqua le guide, presso una autocisterna piena d’acqua , c’è sempre un po’ troppo vento ma la giornata è splendida, siamo nell’Hammada Al Homra “grande pianura rossa”.

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Ogni tanto, tolèe ondulèe sempre scomoda, dopo 205 Km, la pista si affaccia su un punto panoramico spettacolare. A sud sud-ovest c’è l’erg di Ubari, scendiamo verso quest’ultimo e ci infiliamo lungo il bordo che costeggia l’hammada. Comincia la sabbia , passare dal duro alla sabbia non viene proprio così naturale per chi non lo fa tutti i giorni, è tutto un’altro modo di guidare e ci vuole un po’ per addrizzare il tiro. Con la macchina poi così carica è ancora più complicato, un passo lungo sarebbe sicuramente meglio. Con il Defender 90 mantenere la direzionalità non è così semplice, la macchina va un po’ dove vuole lei, bisogna correggere ed anticipare in continuazione, tenendo il motore sempre abbastanza su di giri e cercando di non perdere abbrivio. Si viaggia in seconda/terza raramente riesco a tenere la quarta, sempre pronti a mollare per evitare salti che, carichi come siamo, non farebbero certo bene ai ponti, le doppie molle dietro però mi stanno dando soddisfazione.

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Verso le 17:00 finalmente decidiamo di fermarci per la notte, siamo in un una pianura sconfinata , colori incredibili, peccato il vento non molli, la sabbia s’infila un po’ dovunque. Rhoma, una delle guide, ci prepara il pane cotto sotto la brace: è buonissimo. Dopo cena tutti intorno al fuoco a scaldarsi un pochino  ed a prendere il te, fa freddo, freddo, freddo, abbiamo messo dei teli di plastica ed una coperta di pile sul fondo della tenda, speriamo bene. Comunque sono ufficialmente raffreddato.

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16-Gennaio-2005 (II° Campo-Idri-Erg>Ubari-III° Campo  183 km)

Partiamo alle 09:47. Il percorso è tutto su sabbia bisogna cominciare a fare l’occhio su dove andare a mettere le ruote e dove no. A volte la sabbia è molliccia, infatti ci piantiamo un po’ tutti a turno, ma con una spintarella da parte di tutti usciamo sempre dall’impaccio senza l’ausilio delle piastre; alcune dune sono abbastanza alte e non proprio facili da interpretare al volo, sui salitoni  bisogna stare col gas a manetta , il motore scalda tanto, c’è uno sgradevole odore di gomma calda, speriamo bene, adesso capisco perché chi sta in Africa preferisce motori aspirati ai turbo, Alla lunga la cosa è entusiasmante ma allo stesso tempo stressante, ogni tanto ho la sensazione di stare a tirargli il collo ma forse è solo l’inesperienza della guida sulle dune, me lo auguro di cuore. A guardare il Toyotone delle guide con il suo 4200 a benzina andare su e giù sulle dune con molta più fluidità di noi, un po’ di rodimento me lo crea, è inutile nasconderlo ma poi le nostre vecchie ed amate Landies comunque faranno tutto lo stesso, magari con un po’ più di calma, ma lo faranno.

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Incontriamo un gruppo di cammelli, c’è una luce bellissima, poi degli Olandesi con una decina di Toyotoni sponsorizzati dalla Koni, che stanno tornando verso Ghadames, una macchina ha però ha un problema ad un mozzo e sono fermi, uno di loro sale con le guide per vedere se ad Idri trova il pezzo che gli serve.

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Alle 16:00 arriviamo ad Idri, abbiamo deciso comunque di arrivare ad Ubari tagliando direttamente l’Erg, risaliamo prima sull’hammada  e poi piano piano scendendo sempre più a sud entriamo definitivamente nell’Erg Alle 18:30 facciamo il campo tra le dune, fa sempre freddo, ma il posto è incantevole. Il contesto è da set cinematografico, io sono abbastanza stanco è stata una giornata molto molto intensa, stasera mangio, un bel tachifludec, due spruzzate di rinalzina e poi a nanna.

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17-Gennaio-2005 (III° Campo-Ubari-Tekerkiba 154km)

Riprendiamo la marcia sulla sabbia, mancano ancora un centinaio di km alla cittadina di Ubari, sgonfiato le gomme, è interessante vedere come le guide abbiano sviluppato (ovviamente) una certa esperienza a riconoscere al volo la sabbia molle da quella un po’ più dura, il fatto è che se non vuoi piantarti devi andare molto allegro, ma andando allegro, non hai tutto ‘sto tempo per valutare se è meglio passare lì oppure là, insomma non è proprio così facile, ci vuole solo tanta esperienza, infatti noi, non avendone molta, ci piantiamo a caso ancora due o tre volte, ma veniamo comunque sempre fuori con una spintarella collettiva. Verso le 15:00 arriviamo in vista di Ubari, in lontananza si intravede la sagoma del Messak Settafet, riportiamo le gomme alla giusta pressione per il duro, a Germa rifacciamo tutti il pieno di carburante, il programma è di andare domani nel Messsak Settafet e precisamente negli oued Mattendush e In Ahbeter a vedere le famose pitture rupestri, e non sapendo ancora esattamente quanti km faremo è meglio fare rifornimento. Verso le 16:00 arriviamo al camping Africa Tours a Takerkiba. Oggi 154 km di cui almeno un centinaio di entusiasmante sabbia. Finalmente una bella doccia, il camping è abbastanza ben tenuto, ci sono anche dei bungalow. Da qui si parte per andare a visitare i laghi di Ubari, il camping è proprio ai piedi delle grandi dune dell’erg .

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18-Gennaio-2005 (Tekerkiba- IV Campo nel Mattendush  167 km)

Ripassiamo per Germa per un po’ di acquisti, prendiamo la strada asfaltata che punta a sud verso Murzuq. Appena passata la gola che porta sulla spianata dell’hammada, l’asfalto termina e comincia una pista che evidentemente una volta era asfaltata ma ormai di asfalto non restano che tratti completamente rotti, per evitare la tòlee spesso passiamo ai lati della pista, qui bisogna stare molto attenti ad evitare dei pezzi di tondino conficcati nel terreno lungo i bordi della pista, che fuoriescono per almeno un metro e sono piegati in qualsiasi direzione, una distrazione potrebbe essere fatale per i pneumatici. La pista porta direttamente dentro una fattoria dove con un ingegnoso sistema d’irrigazione, riescono a fare crescere il grano in mezzo al deserto E' curioso vedere un mare di verde con lo sfondo delle dune dell’Erg Murzuq. La direzione da tenere per il Mathendush ci fa passare su un piattone duro sconfinato. Dopo un paio di posti di controllo, si arriva finalmente in prossimità del Messak e comincia una pista tra un’infinità di sassi neri, molto sconnessa, la velocità scende a 5/10 km/h, si balla tantissimo, le sospensioni sono sollecitate a dovere Dopo un bel po’ improvvisamente ci si apre davanti lo uadi , io mi aspettavo, non so perché, di arrivarci dal basso invece dobbiamo scenderci dentro, il fondo dello uadi è solo fesh-fesh, non possiamo andare troppo in là, ci fermiamo un paio di centinaia di metri dall’inizio. Sono le 17:15 la temperatura si è un po’ alzata 19°, forse perché siamo riparati dal vento dalle pareti del canyon, ma ci sono tantissime mosche, Paolo si è perso il carterino del filtro gasolio, lo ripara così.

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19-Gennaio-2005 (Campo Mattendush )

Oggi solo 10 km ma a piedi e per ammirare l’infinità degli splendidi graffiti che si trovano in questo luogo magico. Qui ci sono proprio i più famosi e forse i più belli di tutta la Libia, comunque le pareti del canyon, alte al massimo una trentina di metri, sono una galleria naturale eccellente. Pensare che 12.000 anni fa qualcuno sentisse il bisogno di ritrarre le forme viventi che vedeva tutti i giorni, mi emoziona non poco. Ce ne sono alcuni di ottima fattura, la fatica per arrivarci viene sicuramente ripagata dalla bellezza ed unicità di tutto il contesto. Scarpinato dalle 11:00 alle 16:30 alla sera eravamo un po’ stanchi, erano giorni che stavamo praticamente sempre seduti in macchina, un po’ di moto ci voleva, l’unica cosa alla quale bisogna stare un po’ attenti (non in questo periodo) sono i serpenti che sembrerebbero essere numerosi, noi ne abbiamo incontrato uno ma era morto.

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20-Gennaio-2005 (Mathendush-Takerkiba 195 km)

La mattina ci spostiamo sempre a passo di lumaca nel uadi In Abheter,molto diverso dal Matthendush. Come canyon è molto più pittoresco e spettacolare, ma come graffiti sicuramente meno interessante. Abbiamo intenzione, visto che siamo un po’ in anticipo sulla tabella di marcia, di andare a fare il campo tra le sabbie del Murzuq, ma appena ritorniamo sull’altipiano, il vento che non è mai cessato, sta rinforzando notevolmente.Viaggiamo per un lungo tratto con il vento che tira proprio dalle nostre spalle, per cui il polverone che alziamo ce lo mangiamo tutto, la polvere viaggia più veloce di noi, è un vero disastro. Quando proviamo ad inoltrarci tra le dune, effettivamente la situazione non é tra le migliori, non si riesce più a vedere nulla, c’è uno strato di sabbia nebulizzata dal vento che ne sfuma tutti i contorni, è difficile guidare non si capisce se hai davanti una salita o una discesa, pensare poi di fare un campo in queste condizioni è veramente impossibile, decidiamo a malincuore di ritornare al camping di Takerkiba, in tre o quattro ore dovremmo arrivarci. Il vento, sempre più freddo, non mollerà per tutta la notte, nonostante siamo nel camping e protetti da un po’ d’alberi, dormire in tenda è parecchio fastidioso, sembra che da un momento all’altro si strappi tutto.

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21-Gennaio-2005 (Tekerkiba-Hun 464 km)

Potremmo fare un salto a visitare i laghi ma ci sono parecchie dune da superare, decidiamo di non andare... sarà per la prossima volta!!!! Il tempo non è bello, fa freddo, c’è un pessima visibilità. Poi personalmente sono anche propenso a non tirare ulteriormente il collo alla macchina, visto che fin’ora, corna facendo, è andato tutto bene. Quell’odoraccio dell’altro giorno mi metteva un po’ d’ansia per cui credo sia prudente non “esegerare”. Così facendo ci lasciamo pure qualcosa da vedere per la prossima volta. Poi abbiamo ancora più di 2.000 km da fare, credo sia saggio cominciare a tornare indietro. Paolo e Pier sono d’accordo, per cui ci avviamo verso Sebha. All’ora di pranzo ci fermiamo per pranzare con il capo dell’agenzia (che, tra l’altro, dobbiamo saldare) ci sarà un cambio delle guide, quelle col Toyotone si fermano qui, ormai non servono più, da qui in poi è tutto asfalto, ci salutiamo non senza una certa emozione. Evidentemente passare del tempo insieme in condizioni come quelle che s’incontrano in un deserto, qualche effetto lo fa. Anche se loro parlavano soltanto arabo, cominciavamo ormai a comprenderci, gli promettiamo che gli invieremo le foto via e-mail e che il prossimo giro saranno dei nostri. Mangiato il cous-cous più buono di tutto il viaggio. Lungo la strada che passa per Hun, ci prendiamo una mezza tempesta di sabbia, è una cosa spettacolare. Ad Hun cerchiamo un albergo, alla fine ne troviamo uno che da fuori, sembrerebbe carino, le stanze invece sono in uno stato di abbandono estremo, sono costretto a vederne una decina prima di dovermi rassegnare, i bagni sono in condizioni indescrivibili, eppure l’albergo non dovrebbe avere più di tre/quattro anni. Sembra che i locali non si rendano conto di tutto questo, il portiere ad ogni stanza che mi mostra si affretta a mostrarmi che il televisore funziona e non guarda che il cesso è in condizioni inimmaginabili.

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22-Gennaio-2005 (Hun-Leptis Magna 480 km)

Alle 09:45 siamo già in marcia, la strada è molto monotona, rettilinei senza fine, il paesaggio non sembra cambiare mai. Dopo un 200 km ci fermiamo in ex fortino Italiano abbandonato ormai da tantissimo tempo, la sabbia se lo sta riprendendo. I merli e le abitazioni si stanno pian piano sfaldando, ci fermiamo al suo interno per pranzare e per cambiare la “solita gomma” a Paolo, ormai sembra che sia una tassa, Paolino buca sempre sulla strada del ritorno, meglio così. La temperatura sale a 20°, incredibile!!!!!! Verso le 17:00 siamo a Leptis Magna, cena in Hotel e a nanna, siamo tutti un po’ stanchi.

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23-Gennaio-2005 (Leptis Magna-frontiera-Zarzis  359 Km)

Colazione frugale e di corsa a Leptis Magna. Sono letteralmente abbagliato da tanta grandezza, Io che sono di Roma dovrei essere avvezzo a ruderi romani. Ho passato la mia adolescenza all’ombra della colonna Traiana, eppure qui a Laptis Magna c’è qualcosa di più, la città è rimasta praticamente quasi intatta, senza nessuna invasione da parte degli abitanti indigeni, nessuno ha provato a riconvertirla in città più moderna, in pratica è stata pian piano abbandonata e basta. Merita assolutamente una deviazione. Decidiamo, visto che siamo abbastanza snelli nei movimenti, di rientrare in Tunisia un giorno prima, vorremmo passare per Matmata e Douz. A Sabrata faccio il super pieno con 20 dinari, basterà fino a Roma. Alle 17:30 siamo in frontiera, con i doganieri libici perdiamo pochissimo tempo, grazie ad Hassan la nostra fantastica guida, l’impressione avuta all’arrivo era giusta: sono stati in gamba fino all’ultimo, il commiato è, ovviamente, un po’ triste per tutti, ma ci promettiamo di tornare presto insieme nel deserto (e sarà così quanto prima). Per passare il controllo tunisino invece c’è una fila pazzesca, cominciamo a disperare di poter arrivare a Zarzis in tempo per la cena (che, tra l’altro, abbiamo già pagato), siamo incastrati in un mare di camion e macchine, però, non appena arriviamo in vista dei doganieri tunisini, questi, molto cortesemente ci fanno passare avanti a tutti. Meno male, ci avremmo messo altre due ore altrimenti. Passata la frontiera, rimontiamo i baracchini e cambiamo i Dinari Libici. Nonostante la tirata arriviamo in hotel troppo tardi per la cena, il ristorante è chiuso, ci arrangiamo in un ristorantino di fronte all’albergo. Il contachilometri segna finalmente 100.000 km, sono contento di averli superati in terra d’Africa, mi sembra un bel regalo per una Land Rover.

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24-Gennaio-2005

L’albergo è pieno di babbione tedesche che vengono qui a svernare, comunque dopo i cessi trovati in Libia questo, che all’andata ci era sembrato una mezza zozzeria, adesso ci sembra un 5 stelle lusso. Il problema dell’igiene è un problema grosso per la Libia e non solo, per non parlare poi dello smaltimento dei rifiuti. Abbiamo viaggiato, specialmente in prossimità dei centri urbani, in mezzo ad una quantità di buste di plastica, rifiuti di qualsiasi genere, calcinacci in quantità da far spavento, è stata forse la cosa più brutta di tutto questo viaggio. Partiamo alle 10:30, è una bella giornata, sulla strada per Matmata, attraversiamo un villaggio (Toujane) arroccato in mezzo alle montagne veramente molto carino e pittoresco. Alle 12:45 siamo a Matmata, i viveri stanno finendo, facciamo un po’ di spesa. Alle 15:30 arriviamo a Douz, ci piazziamo al camping “Desert Club”, ormai un classico. E' comodo perché è molto vicino al centro, si può andare ovunque a piedi tranquillamente. Giretto per Douz, sempre molto carina, resiste ancora, meno male. Passiamo a trovare Hedi, nel suo polveroso negozietto di tappeti sulla piazza, tra antichi braccialetti berberi, libri sul Sahara. Lui è sempre pronto a raccontare affascinanti storie sul deserto, che conosce come pochi, mentre smaneggia col suo computer sempre acceso. Questo strano miscuglio tra antichi sapori del deserto e tecnologia è molto affascinante, Hedi è veramente un personaggio unico.

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Cena al “Le Palmier” dove per l’ennesima volta ci hanno dato il cous-cous freddo, ma è un luogo d’incontro per tutti quelli che passano per Douz, rincontriamo un gruppo di Francesi che erano partiti con noi da Genova, sulle pareti ci sono tantissime foto di tutti quelli che si sono fermati qui a mangiare, la foto di Fabrizio Meoni è listata a lutto! Dormito abbastanza bene, ma durante la notte c’è stato un gran casino, appunto come recita il saggio:

Tra Asini e Cani
Tra Galli e Muezzin
Nel Centro di Douz
C’è Sempre un Casin

esattamente come l’altra volta. Prima dell’alba tutti i Muezzin si sono messi a cantare a squarciagola e contemporaneamente. Ovviamente ognuno rigorosamente per conto suo. Casualmente si formavano degli accordi che mi ricordavano le Launeddas sarde,  curioso. Hanno praticamente svegliato tutti che era ancora notte. Attraversando il Chott da Kebili per Tozeur ci becchiamo una vera tempesta di sabbia, visibilità non più di 60/100 metri, è una cosa veramente pazzesca. Un panino nella palmeto di Tozeur dove ci riempiamo il fondo delle scarpe di datteri  e poi diretti a Kairouan, arriviamo alle 19:00 Abbiamo prenotato alla “ La Casbah” ottimo, veramente 5 stelle .

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26-Gennaio-2005

Visita al suk  e partenza per Tunisi, ormai siamo alla fine, neanche azzero più il contachilometri per sapere quanti ne facciamo al giorno, stiamo tutti con la testa già in Italia, purtroppo. Alle 15:00 siamo arrivati, troviamo un albergo strano ma carino, un po’ “english style” a La Marsa, accanto a Sidi Bou Said (100 TD); cena al ristorante “Acquarius” alla Goulette, ottimo pesce.

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27-Gennaio-2005

  Ci siamo, il viaggio è finito, io devo ripartire in aereo, ho un volo alle 13:00. Devo essere a Milano per lavoro, saluto i miei compagni, loro si faranno un giretto nella medina di Tunisi e s’imbarcheranno alle 19:00. Sergio dovrà purtroppo, riportare la Land a Roma da solo. Mi dispiace non finire il viaggio tutti insieme, sicuramente avremmo iniziato già a parlare del prossimo in nave. Ci sentiamo al telefono verso le 22:00 mentre stanno per salpare da Tunisi, tutto ok, è andata pure questa volta...

CONSIDERAZIONI

Adesso che il viaggio è finito forse avremmo potuto essere un po’ meno “conservativi” nel senso, che avremmo forse potuto fare e vedere più cose con i giorni che avevamo a disposizione in Libia. Non essendoci mai stati però non potevamo sapere che, se l’agenzia libica lavora bene, si guadagna parecchio tempo alla frontiera, per cui ad esempio la tirata Zarzis-frontiera-Gadhames si può fare tranquillamente in un giorno.

Visto il periodo, abbiamo sofferto il freddo, di notte la temperatura scendeva abbondantemente sotto lo zero e di giorno raramente la temperatura superava i 15/16 gradi. Credo che ci torneremo in Ottobre, ad Aprile dicono ci sia troppo vento. Hedi la guida tunisina, ha sostituito il motore turbo (300Tdi) con uno aspirato per evitare il surriscaldamento del primo sulle dune, cosa verissima, il mio 300 infatti scaldava parecchio sulla sabbia, data la non eccessiva velocità che si riusciva a raggiungere, non so se qualcuno ha trovato qualche soluzione valida, va comunque pensato qualcosa. Nell’albergo di Hun abbiamo trovato una situazione drammatica, non c’era una stanza a posto, i bagni erano in condizioni inimmaginabili. Non capisco come si possa non notarlo, il portiere si affrettava ad a mostrarmi che il televisore funzionava e non si accorgeva minimamente del mio disappunto nell’osservare la condizione dei bagni. Mi auguro che la globalizzazione possa in qualche modo accelerare la soluzione a questi problemi, o per lo meno far scoccare la scintilla in testa a qualcuno. Capisco che con i problemi che hanno in Africa, il problema dell’igiene e di una maggiore sensibilità ecologica viene sicuramente dopo tanti altri, ma si dovrà pur cominciare da qualche parte...

Note e curiosità

La preparazione del macchina si è rivelata buona (si possono ovviamente ottimizzare ancora delle cose), la riserva di carburante totale (circa 300 litri) è più che sufficiente, il giro comunque si fa anche con un’autonomia di 150-170 litri, stando solo un po’ attenti a fare sempre il pieno appena si può. Non è raro trovare delle pompe momentaneamente sprovviste di gasolio. Le doppie molle coassiali al posteriore hanno lavorato alla perfezione. Le gomme Mud si sono comportate abbastanza bene anche sulla sabbia. Paolo ha perso il carterino del filtro del gasolio, sul Defender Td5 è messo lungo il longherone posteriore DX, ed ha bucato una gomma. Pier ha perso un po’ d’olio del differnziale risucchiato forse dal compressore per il blocco (stranezza?) . La Tenda Oasis (ottima per tutto il resto, non ultimi il prezzo ed il peso) va però modificata sul fondo per isolarsi meglio a temperature molto basse. 40 litri d’acqua a macchina, per i servizi, oltre a quella da bere sono più che sufficienti.

Consumati:

23 litri di vino
80 cc di grappa
33 cc di Fernet
96 Pocket Coffee
1 Kg di caffè
8 kg di pasta

Concludendo:

è stato un viaggio fantastico, sulla carta sembrava più tosto, ma l’accurata preparazione fatta in Italia, cercando di prevedere tutto il prevedibile, ha reso la cosa molto scorrevole e piacevole. Non credo sia necessaria una particolare abilità nella guida, sabbia a parte!!!! Per il resto basta un po’ di buon senso e si può fare tranquillamente anche con la famiglia, il mezzo non necessita di particolari accorgimenti, ma un minimo di preparazione ci vuole, i chilometri sono un po’ tanti, ma si viene ripagati dalla bellezza dei panorami, il senso di vastità del territorio è molto forte, i libici sono cortesi anche se riservati, hanno una loro dignità della quale sembrano andar fieri ed a noi piace così. La Libia merita sicuramente un altro viaggio che speriamo di fare al più presto.  

I partecipanti:

 

                                 


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