LA
LIBIA
Note di un viaggio nel Sud-Ovest libico
di Alessandro Centofanti
L’idea
di tornare in Africa, con le nostre macchine, ci era venuta in mente non
appena rimesso piede sulla nave che ci riportava a casa dopo il giro in
Tunisia a Pasqua del 2004 (cosa che credo accada a chiunque vada da
quelle parti nel modo giusto!). Con
Paolo avevamo pensato subito alla Libia. Con tutte le difficoltà e le
cose che ci sono da sapere per organizzare bene un viaggio del genere,
avevamo pensato che come prima volta forse era meglio aggregarci ad Umbi,
che di Africa se ne intende molto più di noi. Nei mesi successivi
eravamo arrivati anche a fare delle date precise (le prime settimane di
Novembre) m poi, per un improvviso quanto inatteso problema di Umbi, la
cosa dovette essere rimandata. Ormai però non ci potevamo più tirare
indietro e decidemmo di andare comunque, magari subito dopo Capodanno,
provando ad organizzare tutto da soli; tanto prima o poi da qualche
parte si deve pur cominciare…………no? Quindi
Paolo si attivò per trovare la giusta agenzia per avere l’invito in
Libia, noi a Roma ci attivammo per i visti, cominciammo a stilare un
itinerario di massima, insomma eravamo in ballo. E
così, il
10 Gennaio 2005, ancor prima dell’alba, mi ritrovo con la Land bella
carica alla volta di Genova, ho appuntamento con: Paolo Pasquato e sua
moglie Rosalba, Pier Bertarione e sua moglie Graziella con Simba la loro
simpaticissima cagnona. Io
verrò ancora una volta con il mio compagno
di Chott Sergio, mia moglie anche stavolta non può, ma la
prossima…… Alle
04:00 Sergio mi viene a prendere, carichiamo la cambusa, gli zaini e le
ultime cose ed alle 05:00 siamo già sull’Aurelia. Il
tempo è brutto e fa freddo, io tra l’altro non mi sento ancora in
forma, il viaggio di Natale che ho fatto a Bali, lo tsunami
miracolosamente sfiorato, il jet-leg ed un paio d’impegni di lavoro
incastrati nei giorni immediatamente precedenti alla partenza, mi
rendono un po’ stonato, mi fa male anche una spalla e con
l’intestino, dopo il cibo lndonesiano, non ho ancora fatto pace. Poi
non riesco a togliermi dalla mente le immagini di tutti quei morti in
Indonesia, insomma sono una mezza chiavica. Alle
11:00 siamo a Genova in fila per l’imbarco (GNV). Non c’è tanta
gente, gli altri stanno arrivando, Paolo si presenta così addobbato:
scarpone tattico riesumato dal baule del nonno, pantalone alla zuava,
camicione tovagliato di flanella rossa, maglione di lana da signora
(smesso da sua moglie) di colore indefinibile con lunghissima zip sul
lato destro del collo, vistosissimo giubbotto di piuma d’oca da sci
anni ‘70 multicolore, “’si
sa mai ci si perdesse nel deserto”, occhialone da sci arancione
effetto Star-Trek e cheche berbera a mo’ di boa di struzzo intorno al
collo. Pier arriva con un po’ in ritardo e non ha ancora trovato le
marche per il passaporto, ma è l’unico perfettamente vestito da vero
Sahariano, Leatherman d’ordinanza ed accendino Zippo ad estrazione
rapida alla cintura, indosserà per tutto il viaggio i suoi innumerevoli
e variopinti cheche. L’inevitabile
rottura dello scalo a Malta questa volta ci tocca all’andata, ma a
dirla tutta, quasi quasi mi fa piacere, così potrò finalmente riposare
e riprendere un po’ di forze. Appena
arrivati a Malta (11-Gennaio-2005, alle 16:00), faccio l’errore di
riaccendere il telefono e mi avvisano che il 27 devo stare a Milano per
un impegno improrogabile di lavoro, per cui essendo il giorno in cui
dovremmo imbarcare per tornare in Italia, ecco il primo problema,
soluzione: Sergio dovrà riportare la Land a Roma da solo, io me ne
tornerò in aereo, gli amici a questo servono. 12
Gennaio-2005 Arriviamo
a Tunisi alle 10:00, sappiamo che dobbiamo dichiarare di non possedere
ne CB ne GPS, ma un doganiere viene da me e mi dice in modo ammiccante
“scriva che ha un CB ed un GPS” come ad intendere “…a more’
nun ce provà!!!!!” e così forse un po’ intimoriti dall’austerità
della divisa, come due fessi ci ritroviamo a farci piombare il CB ed il
GPS, poco male tanto Pier ha due CB ed in Tunisia il GPS per arrivare
alla frontiera Libica non serve di certo. Schizziamo con una tirata di
504 km fino a Zarzis sulla costa sud, ad un centinaio di Km dal confine,
arriviamo giusti giusti per la cena abbiamo una prenotazione all’hotel
Zarzis, appunto.
13
Gennaio-2005 Partenza alle 08:30, sotto un cielo plumbeo che non annuncia niente di buono. Infatti dopo un po’ siamo in mezzo ad una pioggia torrenziale. Avvistiamo dei fenicotteri nelle paludi che s’incontrano sulla strada per il confine, alle 10:00 siamo alla frontiera, per paura che ci fottano vino ed alcolici, senza dei quali qualcuno non sarebbe nemmeno partito, abbiamo escogitato un tranello: furbescamente abbiamo travasato quest’ultimi in bottigliette di Pepsi, bottiglie di latte opache, coca cola , la grappa sembra acqua per cui vanno bene le bottiglie d’acqua. Ovviamente
non gliene frega niente a nessuno, passiamo tranquillamente la dogana,
ma sono sicuro che se non l’avessimo fatto, il perfettino di turno lo
avremmo sicuramente beccato noi.
14-Gennaio-2005
(Ghadames- I° Campo pista > Idri
174 km) Sveglia
alle 07:30 fa un freddo cane 2°C , è tutto ghiacciato e c’è pure un
po’ di nebbia. Si
respira un’aria di profonda pace e serenità, ma immagino il caos che
doveva regnarvi quando era abitata ed era ancora il famoso centro
carovaniero. Temperatura
8.8°C alle 20:15.
15-Gennaio–2005 (I° Campo-Pista>Idri- II° Campo 245 km) Durante
la notte la temperatura scende parecchi gradi sotto zero, avremmo voluto
avere antenati Inuit, non credo siamo invecchiati stanotte. Il problema
della tenda da tetto che ho preso (la Oasis, ottima per tutto il resto) è
che avrebbe bisogno di un fondo un po’ più coibentato per climi così
estremi, cosa facilmente risolvibile a casa...ad averlo saputo prima. Adesso dobbiamo rimediare in qualche modo, ci penseremo. Partenza
alle 09:30 temperatura 4°C c’è brina ovunque , qualsiasi cosa tocchi ti
fai male alle mani, comincio ad aver paura di non aver azzeccato il
guardaroba. Ore 09:45 sosta per rifornire d’acqua le guide, presso una autocisterna piena d’acqua , c’è sempre un po’ troppo vento ma la giornata è splendida, siamo nell’Hammada Al Homra “grande pianura rossa”. Ogni tanto, tolèe ondulèe sempre scomoda, dopo 205 Km, la pista si affaccia su un punto panoramico spettacolare. A sud sud-ovest c’è l’erg di Ubari, scendiamo verso quest’ultimo e ci infiliamo lungo il bordo che costeggia l’hammada. Comincia la sabbia , passare dal duro alla sabbia non viene proprio così naturale per chi non lo fa tutti i giorni, è tutto un’altro modo di guidare e ci vuole un po’ per addrizzare il tiro. Con la macchina poi così carica è ancora più complicato, un passo lungo sarebbe sicuramente meglio. Con il Defender 90 mantenere la direzionalità non è così semplice, la macchina va un po’ dove vuole lei, bisogna correggere ed anticipare in continuazione, tenendo il motore sempre abbastanza su di giri e cercando di non perdere abbrivio. Si viaggia in seconda/terza raramente riesco a tenere la quarta, sempre pronti a mollare per evitare salti che, carichi come siamo, non farebbero certo bene ai ponti, le doppie molle dietro però mi stanno dando soddisfazione. Verso le 17:00 finalmente decidiamo di fermarci per la notte, siamo in un una pianura sconfinata , colori incredibili, peccato il vento non molli, la sabbia s’infila un po’ dovunque. Rhoma, una delle guide, ci prepara il pane cotto sotto la brace: è buonissimo. Dopo cena tutti intorno al fuoco a scaldarsi un pochino ed a prendere il te, fa freddo, freddo, freddo, abbiamo messo dei teli di plastica ed una coperta di pile sul fondo della tenda, speriamo bene. Comunque sono ufficialmente raffreddato.
16-Gennaio-2005
(II° Campo-Idri-Erg>Ubari-III° Campo
183 km) Partiamo alle 09:47. Il percorso è tutto su sabbia bisogna cominciare a fare l’occhio su dove andare a mettere le ruote e dove no. A volte la sabbia è molliccia, infatti ci piantiamo un po’ tutti a turno, ma con una spintarella da parte di tutti usciamo sempre dall’impaccio senza l’ausilio delle piastre; alcune dune sono abbastanza alte e non proprio facili da interpretare al volo, sui salitoni bisogna stare col gas a manetta , il motore scalda tanto, c’è uno sgradevole odore di gomma calda, speriamo bene, adesso capisco perché chi sta in Africa preferisce motori aspirati ai turbo, Alla lunga la cosa è entusiasmante ma allo stesso tempo stressante, ogni tanto ho la sensazione di stare a tirargli il collo ma forse è solo l’inesperienza della guida sulle dune, me lo auguro di cuore. A guardare il Toyotone delle guide con il suo 4200 a benzina andare su e giù sulle dune con molta più fluidità di noi, un po’ di rodimento me lo crea, è inutile nasconderlo ma poi le nostre vecchie ed amate Landies comunque faranno tutto lo stesso, magari con un po’ più di calma, ma lo faranno. Incontriamo un gruppo di cammelli, c’è una luce bellissima, poi degli Olandesi con una decina di Toyotoni sponsorizzati dalla Koni, che stanno tornando verso Ghadames, una macchina ha però ha un problema ad un mozzo e sono fermi, uno di loro sale con le guide per vedere se ad Idri trova il pezzo che gli serve. Alle
16:00 arriviamo ad Idri, abbiamo deciso comunque di arrivare ad Ubari
tagliando direttamente l’Erg, risaliamo prima sull’hammada
e poi piano piano scendendo sempre più a sud entriamo
definitivamente nell’Erg Alle 18:30 facciamo il campo tra le dune, fa
sempre freddo, ma il posto è incantevole. Il contesto è da set
cinematografico, io sono abbastanza stanco è stata una giornata molto
molto intensa, stasera mangio, un bel tachifludec, due spruzzate di
17-Gennaio-2005 Riprendiamo
la marcia sulla sabbia, mancano ancora un centinaio di km alla cittadina
di Ubari, sgonfiato le gomme, è interessante vedere come le guide abbiano
sviluppato (ovviamente) una certa esperienza a riconoscere al volo la
sabbia molle da quella un po’ più dura, il fatto è che se non vuoi
piantarti devi andare molto allegro, ma andando allegro, non hai tutto
‘sto tempo per valutare se è meglio passare lì oppure là, insomma non
è proprio così facile, ci vuole solo tanta esperienza, infatti noi, non
avendone molta, ci piantiamo a caso ancora due o tre volte, ma veniamo
comunque sempre fuori con una spintarella collettiva. Verso le 15:00
arriviamo in vista di Ubari, in lontananza si intravede la sagoma del
Messak Settafet, riportiamo le gomme alla giusta pressione per il duro, a
Germa rifacciamo tutti il pieno di carburante, il programma è di andare
domani nel Messsak Settafet e precisamente negli oued Mattendush e In
Ahbeter a vedere le famose pitture rupestri, e non sapendo ancora
esattamente quanti km faremo è meglio fare rifornimento.
18-Gennaio-2005 Ripassiamo
per Germa per un po’ di acquisti, prendiamo la strada asfaltata che
punta a sud verso Murzuq. Appena passata la gola che porta sulla spianata
dell’hammada, l’asfalto termina e comincia una pista che evidentemente
una volta era asfaltata ma ormai di asfalto non restano che tratti
completamente rotti, per evitare la tòlee spesso passiamo ai lati della
pista, qui bisogna stare molto attenti ad evitare dei pezzi di tondino
conficcati nel terreno lungo i bordi della pista, che fuoriescono per
almeno un metro e sono piegati in qualsiasi direzione, una distrazione
potrebbe essere fatale per i pneumatici. La pista porta direttamente
dentro una fattoria dove con un ingegnoso sistema d’irrigazione,
riescono a fare crescere il grano in mezzo al deserto E' curioso vedere
un mare di verde con lo sfondo delle dune dell’Erg Murzuq. La direzione da
tenere per il Mathendush ci fa passare su un piattone duro sconfinato.
Dopo un paio di posti di controllo, si arriva finalmente in prossimità
del Messak e comincia una pista tra un’infinità di sassi neri, molto
sconnessa, la velocità scende a 5/10 km/h, si balla tantissimo, le
sospensioni sono sollecitate a dovere Dopo un bel po’ improvvisamente
ci si apre davanti lo uadi , io mi aspettavo, non so perché, di arrivarci
dal basso invece dobbiamo scenderci dentro, il fondo dello uadi è solo
fesh-fesh, non possiamo andare troppo in là, ci fermiamo un paio di
centinaia di metri dall’inizio.
19-Gennaio-2005 Oggi solo 10 km ma a piedi e per ammirare l’infinità degli splendidi graffiti che si trovano in questo luogo magico. Qui ci sono proprio i più famosi e forse i più belli di tutta la Libia, comunque le pareti del canyon, alte al massimo una trentina di metri, sono una galleria naturale eccellente. Pensare che 12.000 anni fa qualcuno sentisse il bisogno di ritrarre le forme viventi che vedeva tutti i giorni, mi emoziona non poco. Ce ne sono alcuni di ottima fattura, la fatica per arrivarci viene sicuramente ripagata dalla bellezza ed unicità di tutto il contesto. Scarpinato dalle 11:00 alle 16:30 alla sera eravamo un po’ stanchi, erano giorni che stavamo praticamente sempre seduti in macchina, un po’ di moto ci voleva, l’unica cosa alla quale bisogna stare un po’ attenti (non in questo periodo) sono i serpenti che sembrerebbero essere numerosi, noi ne abbiamo incontrato uno ma era morto.
20-Gennaio-2005 La mattina ci spostiamo sempre a passo di lumaca nel uadi In Abheter,molto diverso dal Matthendush. Come canyon è molto più pittoresco e spettacolare, ma come graffiti sicuramente meno interessante. Abbiamo intenzione, visto che siamo un po’ in anticipo sulla tabella di marcia, di andare a fare il campo tra le sabbie del Murzuq, ma appena ritorniamo sull’altipiano, il vento che non è mai cessato, sta rinforzando notevolmente.Viaggiamo per un lungo tratto con il vento che tira proprio dalle nostre spalle, per cui il polverone che alziamo ce lo mangiamo tutto, la polvere viaggia più veloce di noi, è un vero disastro. Quando proviamo ad inoltrarci tra le dune, effettivamente la situazione non é tra le migliori, non si riesce più a vedere nulla, c’è uno strato di sabbia nebulizzata dal vento che ne sfuma tutti i contorni, è difficile guidare non si capisce se hai davanti una salita o una discesa, pensare poi di fare un campo in queste condizioni è veramente impossibile, decidiamo a malincuore di ritornare al camping di Takerkiba, in tre o quattro ore dovremmo arrivarci. Il vento, sempre più freddo, non mollerà per tutta la notte, nonostante siamo nel camping e protetti da un po’ d’alberi, dormire in tenda è parecchio fastidioso, sembra che da un momento all’altro si strappi tutto.
21-Gennaio-2005 Potremmo
fare un salto a visitare i laghi ma ci sono parecchie dune da superare,
decidiamo di non andare... sarà per la prossima volta!!!! Il tempo non è
bello, fa freddo, c’è un pessima visibilità. Poi personalmente sono
anche propenso a non tirare ulteriormente il collo alla macchina, visto
che fin’ora, corna facendo, è andato tutto bene. Quell’odoraccio
dell’altro giorno mi metteva un po’ d’ansia per cui credo sia
prudente non “esegerare”. Così facendo ci lasciamo pure qualcosa da
vedere per la prossima volta. Poi
abbiamo ancora più di 2.000 km da fare, credo sia saggio cominciare a
tornare indietro. Paolo e Pier sono d’accordo, per cui ci avviamo verso
Sebha.
22-Gennaio-2005 Alle
09:45 siamo già in marcia, la strada è molto monotona, rettilinei senza
fine, il paesaggio non sembra cambiare mai. Dopo un 200 km ci fermiamo in
ex fortino Italiano abbandonato ormai da tantissimo tempo, la sabbia se lo
sta riprendendo. I merli e le abitazioni si stanno pian piano sfaldando,
ci fermiamo al suo interno per pranzare e per cambiare la “solita
gomma” a Paolo, ormai sembra che sia una tassa, Paolino buca sempre
sulla strada del ritorno, meglio così.
23-Gennaio-2005 Colazione
frugale e di corsa a Leptis Magna.
24-Gennaio-2005 L’albergo è pieno di babbione tedesche che vengono qui a svernare,
comunque dopo i cessi trovati in Libia questo, che all’andata ci era
sembrato una mezza zozzeria, adesso ci sembra un 5 stelle lusso. Cena
al “Le Palmier” dove per l’ennesima volta ci hanno dato il cous-cous
freddo, ma è un luogo d’incontro per tutti quelli che passano per Douz,
rincontriamo un gruppo di Francesi che erano partiti con noi da Genova,
sulle pareti ci sono tantissime foto di tutti quelli che si sono fermati
qui a mangiare, la foto di Fabrizio Meoni è listata a lutto! Tra
Asini e Cani esattamente
come l’altra volta. Prima dell’alba tutti i Muezzin si sono messi a
cantare a squarciagola e contemporaneamente. Ovviamente ognuno rigorosamente
per conto suo. Casualmente si formavano degli accordi che mi ricordavano
le Launeddas sarde, curioso. Hanno praticamente svegliato tutti che era
ancora notte.
26-Gennaio-2005 Visita
al suk e partenza per Tunisi,
ormai siamo alla fine, neanche azzero più il contachilometri per sapere
quanti ne facciamo al giorno, stiamo tutti con la testa già in Italia,
purtroppo. 27-Gennaio-2005 CONSIDERAZIONI Adesso
che il viaggio è finito forse avremmo potuto essere un po’ meno
“conservativi” nel senso, che avremmo forse potuto fare e vedere più
cose con i giorni che avevamo a disposizione in Libia. Non essendoci
mai stati però non potevamo sapere che, se l’agenzia libica lavora
bene, si guadagna parecchio tempo alla frontiera, per cui ad esempio la
tirata Zarzis-frontiera-Gadhames si può fare tranquillamente in un
giorno. Visto
il periodo, abbiamo sofferto il freddo, di notte la temperatura scendeva
abbondantemente sotto lo zero e di giorno raramente la temperatura
superava i 15/16 gradi. Credo che ci torneremo in Ottobre, ad Aprile
dicono ci sia troppo vento. Note
e curiosità La
preparazione del macchina si è rivelata buona (si possono ovviamente
ottimizzare ancora delle cose), la riserva di carburante totale (circa 300
litri) è più che sufficiente, il giro comunque si fa anche con
un’autonomia di 150-170 litri, stando solo un po’ attenti a fare
sempre il pieno appena si può. Non è raro trovare delle pompe
momentaneamente sprovviste di gasolio Consumati:
23
litri di vino Concludendo: è
stato un viaggio fantastico, sulla carta sembrava più tosto, ma
l’accurata preparazione fatta in Italia, cercando di prevedere tutto il
prevedibile, ha reso la cosa molto scorrevole e piacevole. Non credo sia
necessaria una particolare abilità nella guida, sabbia a parte!!!! Per il
resto basta un po’ di buon senso e si può fare tranquillamente anche
con la famiglia, il mezzo non necessita di particolari accorgimenti, ma un
minimo di preparazione ci vuole, i chilometri sono un po’ tanti, ma si
viene ripagati dalla bellezza dei panorami, il senso di vastità del
territorio è molto forte, i libici sono cortesi anche se riservati, hanno
una loro dignità della quale sembrano andar fieri ed a noi piace così.
La Libia merita sicuramente un altro viaggio che speriamo di fare al più
presto. I partecipanti:
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